Lo tsunami del Coronavirus sta travolgendo l’economia mondiale con conseguenze ancora inimmaginabili. Difficile bilanciare con l’ottimismo le tante visioni apocalittiche che si sentono echeggiare sui media o nel tam-tam delle imprese. Certo i consumi hanno subito un arresto senza precedenti e in borsa si stanno perdendo valori enormi. Alzi però la mano chi non ha pensato, almeno per un momento, che questa vicenda ha avuto almeno il merito di sottrarci alla folle corsa nella ruota del criceto che tutti stiamo facendo da decenni. Nelle nostre splendide città l’aria si è fatta più pulita; il caos del traffico e delle comunicazioni ha ceduto il passo ad una dimenticata calma; ad una dilatazione del tempo nella quale è diventato all’improvviso più semplice riflettere e capire ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Sia ben chiaro non dico questo per farvi guadare al Virus mezzo pieno, né intendo fare alcuna apologia di questa assurda catastrofe.
Solo credo che persone intelligenti ed innovative debbano cogliere la rara opportunità che oggi abbiamo di resettare il sistema operativo, per poi magari riavviarlo con una rinnovata consapevolezza sul fine ultimo della nostra attività. Perché a ben vedere l’opportunità di lavorare nel settore dell’innovazione non è solo quella di intercettare nativamente delle straordinarie crescite di valore, ma anche e soprattutto quella di prendere il vento dello sviluppo per guidare il cambiamento di una umanità ormai globalizzata. Veniamo da secoli di brown economy e di economia finanziaria che hanno assegnato all’innovazione il mortificante compito di moltiplicare i consumi.
Pierluigi Sassi, neo-Presidente di Management Innovation, mentre sale sul treno di questa nuova avventura.
Oggi all’innovazione dobbiamo invece chiedere di guidare uno sviluppo finalmente sostenibile cessando di creare bisogni sempre più superflui ma piuttosto di promuovere un’economia solidale ed efficiente che rispetti il pianeta rimettendo al centro l’uomo e la sua felicità.
È forse per questo che Management Innovation ha chiesto ad un ambientalista e ad un economista sociale come me di presiedere il nuovo CDA e di rappresentarla presso la sua stakeholdership con una mission sempre più orientata ai 17 SDGs dell’Agenda ONU 2030.
Una richiesta che ha attivato in me molta energia … naturalmente rinnovabile!